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Due italiani a una serata scozzese a Melbourne
Magno cum gaudio, venerdì sera mi raggiunge a Melbourne dalla Nuova Zelanda –cocciuto come un mulo come ai vecchi tempi, direttamente a casa senza farsi andare a prendere nemmeno alla stazione in città– l’amico Stefano, storico compagno di superiori (al Liceo Scientifico Galeazzo Alessi, anche noto con l’appellativo di “Alcatraz”) per la splendida e sperimentale Sezione F (tutto merito degli studenti, si intende; di prof ne salviamo pochissimi…). Saggiamente ha proseguito l’indirizzo “scientifico”, che pure i “di cui sopra” facevano di tutto per farci scivolare in seconda posizione, ed attualmente pratica là la sua professione di ingegnere civile.
Non ci vediamo da quasi due anni ma è una di quelle amicizie per cui il tempo non si fa sentire; con la sua solita energia, aggravata dal fatto che si trattiene solo una decina di giorni e vuole fare tutto, imprime alla tabella di marcia della vita melbourniana una considervole accelerazione.
In particolare, scorrendo Couchsurfing (che Stefano mi fa scoprire come portale di eventi anziché solo di “couch squotting”, come credo direbbe Ross) troviamo una serata di balli scozzesi a Brunswick East per il sabato sera; da parte mia, il dado è tratto prima che occorra valutare altre ipotesi. Sono due anni che mi piacerebbe tornare ad una ceilidh, dall’unica cui ho partecipato a Edimburgo in occasione del festival del cinema (non è il Fringe!) del 2012, e ci finisco dall’altra parte del mondo.
Nel caso siate interessati, fate Mi piace alla pagina della Brunswick Scottish Society. Organizzano una decina di ceilidh l’anno, le uniche nell’area di Melbourne, ed altri eventi connessi.
Online avevano indicato di essere lì per le otto, “sharp”… e il nostro tram, per una volta una complicazione nei trasporti pubblici locali (un post è in attesa in merito), aveva eccezionalmente una interruzione causa macroscopici lavori stradali (credo dureranno meno di due settimane, per intenderci); temevamo chiudessero le porte, come nei corsi di yoga (parlo per sentito dire, ovviamente), ma non solo arriviamo in tempo nonché un pelo in anticipo, ma sono comunque scozzesi… e quindi, insomma, un po’ parenti nostri, seppur di Gran Bretagna, ed un margine di tolleranza, in verità, è previsto.
Siamo accolti con calore da partecipanti di tutte le età, dalle signore che ci invitano alla riffa di fine serata, che non ballano più ma sono felici di “guardare” la tradizione che continua, ad una bambina che sa ballare meglio di molti di noi newbie. Conosciamo figli di scozzesi, scozzesi immigrati da dieci anni o da quaranta…
Per mia somma gioia, mi prestano un capo tradizionale (non appartenendo ad un clan, posso indossare solo quello reale, valido per tutti) che mi fa sentire un po’ scozzese, almeno un pochino (sul tema invito alla visione de L’ultimo re di Scozia di Kevin Macdonald; che pure parla dell’Uganda, non fatevi illusioni…).
A seguire, andiamo a prenderci una birra con i nostri compagni di ballo… parlando di politica, affrontiamo il tema dell’imminente referendum (che sembra ben più serio di quello del Veneto) e chiedo cosa ne pensino; uno di loro si alza senza rispondere, nella sua elegante tenuta tradizionale (il kilt se l’è fatto portare dal fratello perché “sentivo che mi mancava qualcosa”), inizia a sbottonarsi e rivela una maglietta per la “Scozia Indipendente”; applausi.
La nostra serata si chiude con una corsa per prendere l’ultimo tram… e probabilmente il post merita di chiudersi, nonostante il tono meno da ballo, con Skye Boat Song.
Edimburgo, ci rivediamo nel 2015?
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