• L’arte di trovare una sistemazione all’ultimo minuto in Australia

    Il gentilissimo staff del ristorante italiano Sorriso ci aveva pure trovato una sistemazione a cinque minuti di macchina; ma i giovani sono così, intraprendenti e eccessivi, e per tanto il gruppo decide di guidare ancora per un paio di orette di viaggio verso Nord, per avvantaggiarci rispetto al domani. Tanto un posto da dormire lo troveremo… O forse no?

    Qua, come già più volte riportato, le attività chiudono presto, persino quelle culinarie… figuratevi un ho(s)tel o un campeggio. I secondi, in particolare, scopro chiudono alle 18: insomma, se volevi piantare una tenda, dovevi comunque farlo per tempo, no?

    Così, dopo un paio di ore di macchina, inizia una ricerca porta a porta, dopo che da internet e telefono non siamo riusciti a concludere, tra campeggi con le sbarre abbassate e strutture infrattate in una densa vegetazione. Ah già, non vi ho detto che eravamo diretti, e siamo arrivati, a Jervis Bay!

    Jervis Bay, scoprirò il giorno dopo, confina a Nord e a Sud con il Nuovo Galles del Sud: infatti è un territorio amministrato direttamente dal governo centrale congiuntamente alla popolazione aborigena locale. Approfondiremo nel prossimo post, intanto vi basti sapere che è un paradiso naturale… il tasso di flora e fauna (pure bella “balzellante” per strada mentre vaghiamo nella nostra ricerca) è elevato; finiamo in un sentierino stretto, scavato in una quasi-giungla, che conduce ad un elegante resort. Il pensiero “qua ci pelano” già ci sfiora individualmente, senza che nessuno abbia il coraggio di esternarlo ad alta voce.

    Andiamo alla reception, ovviamente deserta. Un avviso campeggia sul bancone, della serie “se vi serviamo, chiamate questo o questo numero e saremo presto da voi”. Intanto Lucia studia come sempre la sua Lonely, e ci facciamo appunto un’idea del prezzo… decidiamo di non svegliare nessuno, e di continuare a cercare. alla ricerca di qualcosa che poi, cos’è non lo sappiamo nemmeno noi

    Dopo un’oretta di perenigrazioni, il realismo si abbatte sul gruppo e decidiamo di dormire, in quattro, in macchina. Ci accostiamo di fronte a un campeggio, con la sua sbarra rigorosamente abbassata, e speriamo di non dare nell’occhio (ma tanto qui a parte opossum e canguri non si vede un gran che di vita in giro).

    Aneddoto personale. Nella notte mi serve un bagno, e decido di andare a quello del campeggio. L’illuminazione è relativa, sono senza occhiali… e per terra c’è un continuo rumore di animaletti che schizzano da tutte le parti; mammiferi, non vi preoccupate, ma sono comunque andato con una certa circospezione. A Pasqua, poi, una ragazza che ha fatto le farm mi aveva detto come controllare i bagni nelle regioni rurali del Queensland; mi trovavo quasi sulla costa del Nuovo Galles del Sud, ma ho eseguito la verifica lo stesso (aprire la porta con i piedi, mai ci fosse un serpente; guardare con attenzione, anche sopra: magari vi trovate un pitone arrotolato su una delle travi!).

    Venendo ai pro della dormita improvvisata: svegliarsi con una famiglia di canguri che mangia a cinque metri da voi non ha prezzo. Qualche membro del gruppo già si sta innervosendo per una signora che, mi piacerebbe dire “legittimamente”, rientrava nella sua casuccia, malauguratamente costruita di fronte al luogo da loro per quella volta deputato alla colazione! Animali ambigui, i canguri… simpatici e pericolosi a un tempo, se li incontri da vicino o mentre guidi per strada; insomma, un emblema ma anche un altro rischio australiano.