• Sydney come Roma (più o meno)

    Memori della notte appena trascorsa in macchina, ancor prima di lasciare la spiaggia di Jervis Bay ci premuriano di aver prenotato dove alloggeremo stasera. È ora di rimettersi in viaggio, verso Nord, verso il caldo, verso Sydney.

    Arrivare a Sydney guidando può essere un po’ scioccante: a differenza di Melbourne, le strade non si incrociano esclusivamente in ampi angoli retti e, a dirla tutta, sono proprio un casino, della serie che se non le conosci già prima di percorrerle non hai speranza! Mi pare finalmente di stare a Roma.

    Una differenza però la trovo nel rapporto con gli altri guidatori. Come dicevo, essendo impossibile azzeccare il proprio percorso alla prima, ci accorgiamo di non aver scommesso sulla corsia giusta un po’ troppo tardi, in termini di segnaletica, ma ancora in tempo se si trattasse solo di fisica e geometria… il fattore umano a questo punto risulta determinante, e se la variabile fosse “romano” magari con un paio di parolacce ce la si potrebbe cavare; con la variabile “locale” non risulta praticabile, ancora mi chiedo se la loro sia lentezza di riflessi o una questione di principio. La prossima volta glielo chiedo.

    Ritrovatici dall’altra parte della città, dopo aver percorso un tunnel che si pone come una congiunzione tra l’occidente e l’oriente (almeno per quanto riusciamo a capirne noi), se non avessimo già prenotato altrove verrebbe voglia di cercare una sistemazione qua. Ma la nostra meta è Bondi Beach… a molti ciò dirà già abbastanza, ma, per quanto persino Wikipedia in italiano abbia una pagina (“vera”) dedicata a tale “rinomata spiaggia” (e omonimo quartiere), io non l’avevo mai sentita nominare.

    Basta un’altra “vasca” (e relativo pedaggio) per ritrovarci allo Youth Hostelling of Australia di Bondi Beach, che per una sera chiameremo “casa”. (Per la cronaca, nonostante l’igiene discutibile, a me è piaciuto proprio; altri membri del gruppo comunque preferirebbero chiamarlo “bettola”.)