• Come pagare i pedaggi autostradali (Parte I) ovvero Di come alle volte l’Australia sappia far rimpiangere l’Italia

    Visto che stiamo procedendo tanto speditamente con la narrazione della relocation, soffermiamoci un momento e prendiamo in considerazione la faccenda del pagamento dei pedaggi autostradali, specialmente vi capitasse di ritrovarvi, come noi, quali occasional travelers. Badate però che questo post non è una raccolta di consigli di espertissimi od un manuale di best practice, bensì solamente un racconto personale, quasi “intimo”, di uno degli aspetti più oscuri e controversi di questo paese per altri versi incredibile.

    Proprio “incredibili” sono infatti molte cose –e perdonateci se non ve ne abbiamo ancora parlato– agli occhi degli italiani in visita, che, di fronte a tanta efficienza e semplicità, si trovano letteralmente “spaesati” e “fuori luogo”; ma, se c’è una cosa in cui l’Italia batte l’Australia a man bassa, se non proprio a tavolino, è la facilità di pagare un pedaggio autostradale indipendentemente dal proprio status personale.

    Nella stragrande maggioranza dei casi infatti noi siamo costretti a passare per un casello in entrata, presso cui ritirare un biglietto che certifichi la nostra provenienza, ed in nessun caso ci troviamo a lasciare una strada soggetta a pedaggio senza imbatterci in un casello in uscita, dove ci venga richiesto un contestuale pagamento. Per quanto sia poi sgradevole l’attuale situazione di monopolio nella gestione delle nostre autostrade, la cosa favorisce una innegabile semplicità di utilizzo da parte degli utenti.

    Qua invece le toll roads sono anche private, e soprattutto diverse, sia tra Stato e Stato che sia all’interno di uno Stato medesimo; tra l’altro, si imboccano e si abbandonano con la stessa facilità con cui da noi succede per le superstrade: bisogna solo fare molta attenzione ai cartelli ed essere consapevoli; cioè esattamente quello che manca ai viaggiatori occasionali. Le telecamere, nel frattempo, prendono nota inesorabili.

    Gli indigeni hanno una facile soluzione: si prendono un bell’e-tag, un dispositivo elettronico associato alla macchina e alla carta di credito, che prende nota dei transiti ed avvisa il guidatore con dei bip man mano che prosegue nel viaggio.

    Noi altri, almeno col nostro noleggio, che non ci ha fornito simili strumenti (pure da addebitarsi a nostro carico per la durata della relocation), dobbiamo provvedere direttamente al pagamento dei nostri pedaggi; non avendo chiaro chi dover pagare per cosa quando, decidiamo di comprare per sicurezza dei pass temporanei per tutte ogni possibilità.

    Al momento del ritiro del mezzo, abbiamo ricevuto anche una lista delle toll roads che avremmo potuto percorrere nel nostro viaggio verso Coolangatta, con relativi siti internet e numeri di telefono, e la raccomandazione di effettuare i pagamenti entro 48 ore dai rispettivi transiti. Per almeno una delle toll roads in questione ho pure scoperto che valevano anche 72 ore, per certi versi a nostro vantaggio ma al contempo, per la differenza, ad aumentare confusione ed entropia.

    La prima notte passata in macchina non ci ha offerto molte chance di occuparci della spinosa faccenda, e pure il giorno successivo ce la siamo spassata in un posto a connettività zero; la sera dopo a Bondi (Sydney) sembrava l’occasione giusta, ma, quando finalmente ho provato a risolvere la faccenda online, per i tratti del Victoria mi veniva chiesto di specificare, tra le altre cose, in quale Stato fosse registrato il nostro veicolo… informazione di cui, in tutti i documenti del noleggio, non vi era traccia: evidentemente non deve capitargli mai! Provo allora a telefonare al numero verde, ma Murphy evidentemente ci osserva ed è tardi per parlare con un operatore; per sfregio, ce lo siamo pure giocato per una manciata di minuti. La voce registrata è altrettanto inesorabile nel richiedere dettagli improbabili relativi al mezzo (ma non vi basta la targa?). Non riesco nemmeno a ricordare la ragione dell’appunto che avevo preso secondo cui per Sydney il tutto sarebbe stato anche più difficile, ma, comunque, per una volta consapevoli di dover ripassare il giorno seguente per il tunnel che avevamo appena percorso avanti e indietro per errore, e avvantaggiati dal fatto che il nostro transito su quest’altra autostrada è più recente, e per tanto con una scadenza più lontana, riteniamo convenga pagare i nostri tributi a Sydney in una unica soluzione successiva.

    La mattina dopo, prima di andare alla scoperta della città, chiamo la nostra compagnia di noleggio per chiedere dove diamine sia stato registrato il mezzo (Victoria, lo sapevo!) e procedo ad acquistare il pass, con valenza retroattiva, per i nostri pedaggi vittoriani.

    Nello Stato del Victoria, per darvi un’idea, ci sono due principali autostrade: EastLink e City Link; la prima, anche nota come M3, tra Springvale Rd (Nunawading) e la Frankston Freeway (Seaford), inclusi i tunnel Melba e Mullum Mullum; la seconda include: Southern Link, anche nota come M1, ovvero la Monash Freeway tra Power St (South Bank) a Toorak Rd (Malvern), inclusi i tunnel Domain e Burnley; Western Link, anche nota come M3, ovvero la Tullamarine Freeway tra West Gate Freeway (Port Melbourne) e Bell Street (Strathmore), incluso il ponte Bolte; e infine Batman Avenue (Melbourne) tra Flinders St e Olympic Bd, ma esclusi i veicoli diretti al parcheggio di Melbourne Park! In questi momenti, comprenderete, agli italiani in visita viene in mente il Ministero alla Semplificazione: da noi c’è, e non funziona; qua risolvono a monte e non lo prevedono affatto.

    Lasciando Sydney, Stefano è pure passato per la corsia preferienzale degli e-taggati; visto che sempre di una foto si tratta, non si capisce per quale motivo ci debba essere tale rigida distinzione (anziché una mera raccomandazione per mantenere tale corsia più scorrevole, ad esempio; ma anche da non e-taggati non è richiesta la fermata del mezzo, bensì solo un rallentamento, quindi anche questa ipotesi non mi convince appieno…). Visto che però lui ha un minore interesse per le strade australiane, che non batterà certo più di me, standosene comodo comodo nella terra dei kiwi, è stato così gentile da effettuare tecnicamente lui, la mattina dopo, il pagamento di questi altri pedaggi.

    Fortunatamente alla fine ce l’abbiamo fatta online, visto che quando siamo arrivati a Port Macquarie era tardissimo per sperare in un operatore telefonico, e il giorno dopo era festa nazionale, l’ANZAC Day, per di più in corrispondenza del Venerdì Santo (qui Good Friday) e a ridosso di un fine settimana pasquale che già spandeva nell’aere il profumo di un ponte continentale…

    Stefano, hai qualche considerazione in merito?

    Per la parte che ho coperto personalmente, stupitevi o meno, io non ho ancora finito…