• 2014: Fuga da Byron Bay ovvero Jack vs. Murphy

    Da questo lato del globo, Byron Bay è senza dubbio una delle mete più gettonate dal turismo “gggiovane”: amicizia (e pur non avendo verificato sono certo non solo), tanto sole, mare e cool-issimo surf…

    Iniziamo col dire che io il sole non l’ho visto proprio (e non perché piovesse, datemi tempo e capirete che intendo); il mare di notte è nero, ma non abbiamo nemmeno messo piede sulla spiaggia; il surf, come già sapete, non ce l’avrei fatto comunque; e magari in quelle ore non ero troppo disposto a fare amicizia, per non dire che ero proprio d’umore brusco.

    A parte lo stato umorale contingente, comunque, credo di non essere più sufficientemente giovane (o magari di esserlo mai stato) per apprezzare quell’atmosfera hippy, così densa e diffusa che non lasciava scampo nemmeno nell’angolo più appartato della città.

    Siamo arrivati al calar del sole, parcheggiando la macchina accanto alla spiaggia, con sospetto, sia degli indigeni sia della segnaletica, che vietava di lasciarla parcheggiata lì poi per la notte (le problematiche locali sono evidentemente invertite rispetto al resto della civiltà).

    Un casino indescrivibile, gente che suonava di tutto (sia in termini di musica sia di strumenti) sui marciapiedi, se non ricordo male accanto ad un fuoco improvvisato accanto alla strada stessa.

    Amicizie usa e getta, che si stabiliscono in cinque secondi per dissolversi altrettanto rapidamente, sia in inglese che in italiano, non mancano neppure a noi (cioè, principalmente agli altri del gruppo, come avrete capito) su un prato là vicino.

    La popolazione di Byron Bay, come mi è stato fatto osservare il giorno seguente, si divide in due nette categorie, senza sfumature di grigio a congiungere i due estremi: riccastri (per destino) e nullatenenti (per scelta), entrambi accomunati soltanto dalla cool-aggine e dall’attitudine da spiaggia. Sempre come già sapete, a me piace la spiaggia de Ostia più che il mare e lo sport che ci si può fare; poi, come in Almost Famous per intenderci, non sono fico. (Se non altro con questo articolo sto dimostrando di saper essere spietato.)

    Anche per motivi “oggettivi”, dunque, ardevo di desiderio: desiderio di abbandonare quel posto il prima possibile.

    A tutto ciò bisogna aggiungere il carico da novanta della mia cattiva disposizione di quelle ore particolari.

    Da programmi, quella sera ci saremmo dovuti trovare già a Gold Coast, da cui sarebbe mi sarebbe stato facile, la mattina seguente, staccarmi del gruppo per andare a trovare un paio di persone, una da ritrovare ed una proprio da conoscere, molto più a nord rispetto ai piani della nostra relocation. Invece, in ritardo sulla tabella di marcia, eravamo soltanto a Byron, che i ragazzi, molto più sportivi di me, si volevano godere il giorno (di giorno) seguente.

    Il sabato invece io volevo passarlo a Brisbane, che sono solo quei 165 kilometri in macchina da Byron Bay. Se solo quella sera fossimo arrivati a Gold Coast come da programma, avrei potuto facilmente prendere a Robina, poco distante, il treno con cui percorrere l’ultima settantina di kilometri. Il treno utile più vicino da Byron partiva dalla medesima stazione di Robina, ad oltre ottanta kilometri.

    Mentre il gruppo cercava di capire come passare la notte (trovare un posto anche solo in campeggio è stato un’impresa epica, e casualmente c’era persino la connessione internet!), io cercavo di capire come risalire la costa orientale di lì a poche ore, coi trasporti pubblici, il sabato prima di Pasqua e subito dopo un giorno festa nazionale… nel Queensland*.

    Ad aggravare il tutto, la persona con cui mi volevo (ri)vedere in teoria si sarebbe dovuta trovare più a sud (facilitando le cose), e invece si trovava addirittura più a nord di Brisbane, con la possibilità di accettare un passaggio per la capitale della terra della regina la mattina seguente, desolantemente prestissimo… lei disposta ad aspettarmi dalle otto e trenta del mattino, avevo qualche problema a presentarmi verso l’ora di pranzo bene che fosse andata! Tanto più che Brisbane è una città noiosissima, persino essendo in compagnia (ed io stesso non ho potuto che scoprirlo il giorno seguente; ma di questo vi parlo nei prossimi post).

    Andiamo a mangiare ad una pizzeria al taglio che offre internet gratis. Il “prezzo” è di dire a tutti i propri contatti Facebook che si sta utilizzando la connessione internet di Lighthouse Pizza… E davvero non si tratta di una scelta: ci si connette e track, Jack si trova(va) qui.

    Scopro la pizza col bacon, che, specialmente se il bacon è tagliato troppo spesso e cotto troppo poco, risulta immangiabile. L’atteggiamento della cameriera, che passa tutto il tempo a ballare flirtando con un cliente (il cliente “giusto”, sufficientemente cool, comunque) invece che a lavorare, stupisce tutto il manipolo di noi altri italiani, per cui il lavoro è lavoro, quando non proprio fatica (anche se quella è una declinazione più partonepea, di cui al nostro gruppo manca a dire il vero una componente).

    Per funzionare la connessione prende il suo tempo (comunque siamo in Australia); i siti internet che esploro remano contro; ce n’è addirittura uno che permette di effettuare una ricerca la prima volta e dalla seconda uno dei menù a tendina cessa di funzionare, cosa che richiede il riavvio del browser e mi pare persino l’azzeramento dei cookie recenti.

    I treni sono impossibili: a parte che l’opzione richiederebbe al buon Stefano di farsi quegli ottantacinque kilometri per accompagnarmi alla stazione di Robina all’alba, hanno degli orari naturalmente in controfase con le mie necessità, per cui quelli che vorrei prendere io non fermano a “Brisbane città” ma solo a “Brisbane scalo” (aeroporto), cosa che ritarterebbe ulteriormente il mio arrivo all’incontro di ore.

    Ci sarebbe l’autobus, proprio da Byron Bay, ma il primo del mattino seguente, che prenotato per tempo prevederebbe persino il pick-up personalizzato al proprio alloggio, risulta non più prenotabile… senza che vi sia una specifica, sospetto che sia al completo; numero verde fuori uso, e pure al cellulare per le emergenze non risponde nessuno; mi pare che almeno uno dei due numeri sarebbe di norma dovuto essere attivo fino ad una ventina di minuti prima di quando provo a chiamarli, ma il tempo di ricerca di una soluzione necessario è notoriamente dipendente dalla legge di Murphy. O forse Murphy quel giorno si era pure preso direttamente una vacanza, ché tanto era l’ANZAC Day e quindi era tutto (tutto) chiuso. (Tutto tranne Lighthouse Pizza, ma stava per chiudere di lì a poco.)

    Scojonato dalla sempre più manifesta impossibilità di soddisfare i miei desideri, mi faccio trasportare al pari di un bagaglio nella nostra macchina noleggiata, diretti non ricordo dove (o forse non l’ho mai saputo ché non m’importava più di niente)… quando qualcuno nota “Un pullman per Brisbane!”.

    Scendo al volo, le ragazze mi seguono, Stefano va a parcheggiare… troppo lontano (qua sono tutti terrorizzati dalla rigida applicazione del codice della strada; a Roma avrei messo le quattro frecce, pure malamente all’angolo dell’incrocio, e via!).

    “Scusi, ho provato a prenotare ma il sito ha problemi e poi non mi fa prenotare per domattina senza dirmi perché: può voler dire che è pieno?”

    “Potrebbe essere.”

    Accidenti!

    “Mi scusi ancora, lei tra quanto parte?”

    “Tra cinque minuti.”

    Il dado è tratto in un baleno.

    “Ragazze, vado.”

    La macchina, nel frattempo, è appunto un poco lontana; mi servirebbe giusto lo zaino con l’essenziale, ma preferisco presidiare il pullman per non perderlo, dovessi partire senza nemmeno un ricambio.

    Nel frattempo, telefonata di conferma per il mio appuntamento del giorno dopo: “Se tu ci sei, io ci sono. Ho solo il cellulare scarico e mi dovresti fare il favore di prenotarmi tu un posto per dormire stanotte a Brisbane.”. Amelia è un po’ stupita dalla mia impulsiva decisione, ma sono della scuola che se si vuole, si può.

    Baci, abbacci.

    “Godetevi Byron! Fate tanto surf! Ci vediamo domani sera o al più tardi domenica mattina.”

    Saranno un tre ore di viaggio, arriverò passata la mezzanotte, ma trovo il tutto molto divertente… e la durata del viaggio, che in origine mi pesava un poco, si accorcia terribilmente grazie ad un paio di dormite opportunamente piazzate.

    Byron, tante cose.

    Brisbane, sto arrivando!

    Murphy, t’ho fregato.

     

    *  A parte la battuta, dello sviluppo di questo Stato dell’Australia tuttora non si parla troppo bene: in una descrizione degli anni Cinquanta australiani dell’ormai citatissimo In un paese bruciato dal sole di Bill Bryson si legge «Il Queensland era sottosviluppato. (Lo è ancora!)» [la prima pubblicazione del libro risale a solo quattordici anni fa, NdR].