• Come pagare i pedaggi autostradali (Parte II) ovvero Il fantasma delle email del servizio clienti

    Il 24 aprile completavo con successo l’acquisto del pass per le toll roads del Victoria, credendo di essere a cavallo. Mi sbagliavo.

    Tale acquisto, infatti, a quanto pare non corrispondeva al pagamento del pedaggio… e pensare che ricordo persino alcune limitazioni relative alle modalità di transito: una sola direzione, una sola volta, e senza ripetizioni di un medesimo tratto, per quanto piccolo (per ogni epsilon…).

    Il 15 giugno vengo raggiunto da una email automatica: mi si ringrazia del recente viaggio e si fornisce in allegato lo “statement” che prevede il totale imputato per il viaggio e il totale dei fee, di altri costi imputati (?) e di aggiustamenti, risultante in un conguaglio a debito, contenuto ma ciononostante sgradevole.

    Il 16 giugno due ulteriori email automatiche invadono la mia casella di posta, fastidiosamente simili tra loro (a causa di inutili differenze): sono invitato a pagare poiché il tentativo di prelievo automatico che sostengono di aver appena effettuato non è andato a buon fine; smaliziati quali sono, immaginano che i miei dati potrebbero essere nel frattempo cambiati. Divertente osservare che tutte le carte che potevo avergli dato l’altra volta erano ancora attive nonché sufficientemente coperte per sopportare detto importo; si sarà trattato semmai del fatto che non avevo autorizzato un altro pagamento?

    A questo punto il 18 giugno, trovato un po’ di tempo da dedicare alla bega, scrivo all’assistenza descrivendo la situazione, lasciando trapelare un po’ di malcontento, visto che la cosa non appare piana e lineare come mi ero aspettato, e chiedendo rassicurazione che non avranno altro a pretendere in seguito (anche perché era solo un’auto noleggiata e per un brevissimo periodo).

    Nel frattempo ricevo una ulteriore coppia di reminder (come le due email fastidiosamente simili tra loro del 16 giugno), al che, vista una latitanza del servizio clienti di oltre 24 ore, decido di procedere come mi sento: pago il conguaglio e invio una ulteriore nota sottolineando la loro mancata risposta in tempi professionalmente accettabili, per altro in relazione ad una questione concernente un pagamento loro dovuto. Concludo con la mia speranza di non dovermi più occupare in alcun modo della faccenda, e con i miei “migliori riguardi” (best regards).

    Evidentemente non paghi, il 20 giugno mi inviano un ulteriore reminder, colmando la mia misura: inoltro tale email all’assistenza, a questo punto senza più trattenere in alcun modo il mio sarcasmo:

    Gentile staff dell’Assistenza […],
    anche se trovo scritto che qualora un pagamento sia già stato effettuato dovrei ignorare l’email, continuo a rimanere ammirato del vostro sistema, sia di quello automatico, che non controlla i pagamenti già effettuati (ho provveduto già il 19) persistendo nell’inviare questo genere di email (questa che sto inoltrando è la terza della serie, per un totale ad ora di 6), sia di quello umano, apparentemente il vostro, dal quale, a questo indirizzo al quale continuo a scrivere apparentemente senza motivo, perdipiù chiamato “assistenza”, continuo a NON ricevere risposta ad una sola delle mie interrogazioni.

    Spero che tutto ciò volga un giorno a un termine, principalmente in merito alla ricezione di altre email dal sistema automatico, e che magari prima o poi mi capiti di iniziare invece a riceverne da voi.

    Buon lavoro (1),
    rispettosamente vostro,
    […] (2)

    C’è da dire che l’altro ieri ho finalmente ricevuto una loro lettera con le risposte e le scuse per il ritardo, ma comunque la mia fiducia riguardo all’eventuale azzardo di una nuova “avventura” su una toll road australiana non sono riusciti a riconquistarla.

     

    (1) In inglese suona ancora più scarcastico per la formula “Keep up the good work”.

    (2) Traduzione libera (ma, come tutti quelli che mi conoscono di persona possono immaginare, non troppo).