• Una strana notte a Brisbane

    Quale momento migliore, per riprendere il filo della relocation e parlare della mia visita –ormai di sei mesi fa– nella capitale del Queensland, mentre è Ross a trovarsi là? Andavo pensando così quando su Facebook ho trovato suoi aggiornamenti da Noosa… (Renato, intanto, bellamente se la ride…)

    Arriviamo verso mezzanotte, e perdo un po’ di tempo a recupare i miei bagagli e il resto dei miei 50 $, che l’autista non aveva a Byron Bay ma che era certo di racimolare per strada dai vari passeggeri.

    Sospettavo potesse essere rivelatore trovarsi alla Roma Street Railway Station, una sorta di speciale benvenuto ai romani pure acquisiti che si trovino a passare di là; ma, nonostante le buone intenzioni, non mi sento a casa. L’unico paragone che riesco a fare è con Melbourne, ma Brisbane mi appare un po’ più spoglia e in definitiva un po’ più brutta, come se tra gli stessi tipi di grattacieli si sia realizzata una minore armonia.

    Mi dirigo verso l’ostello, dove ritrovo Gollum e la sua ragazza, che avevano lasciato il pullman prima di me con le loro tavole da surf; fortuna vuole che impieghino un tempo improbabile ad effettuare il loro check-in, mentre io, come al solito, impiegherò davvero il minimo indispensabile a svolgere le mie pratiche. Quando saliamo alle camere, praticamente insieme, è l’ultima occasione per scoprire che siamo entrambi dei latini mediterranei in vacanza lavoro –loro dalla Spagna–, ed augurarci buon viaggio.

    L’ostello condivide un accesso ad un pub molto casinaro e frequentato, ma ai piani alti vige un silenzio quasi inquietante. Bisogna considerare che questo è uno di quegli ostelli che giocano a fare gli alberghi, per cui l’asetticità mal si concilia con la condivisione della stanza con dei perfetti sconosciuti, con cui magari si finisce per non scambiare nemmeno una parola.

    Arrivo alla porta della mia camera, ed entro in un buio pesto, che mi fa sospettare non ci siano nemmeno finestre da cui un coraggioso raggio di luce di un lampione sottostante riesca a fatica ad entrare; in quel breve attimo in cui la luce del corridoio illumina la stanza, mi rendo conto di condividerla con una ragazza, poco socievole, che è già a letto.

    Così come manca la luce, in un certo senso manca anche l’acqua. Parte del piano di prevenzione della siccità del Queensland (o qualcosa del genere) prevede di fare in modo che non vada sprecata nemmeno una goccia d’acqua; che di solito c’è a sufficienza, ma che, quando manca, manca davvero (come mi spiegheranno successivamente). Per questo motivo, i rubinetti sono aperti solo ove “espressamente premuti”.

    Sentitevi liberi di immaginare la scena, se non addirittura di immedesimarvi, mentre provate anche solo a lavarvi le mani (plurale), utilizzandone almeno una per tenere aperto il rubinetto, nel bagno buio di una stanza buia, cercando di fare luce col cellulare con l’altra mano, quella che state cercando di lavare, mentre provate a non fare rumore per non turbare il sonno di una ragazza che evidentemente deve alzarsi presto all’indomani.

     

    * L’immagine di copertina è Central Brisbane at night da freeaussiestock.com (CC BY 3.0).